Se qualcuno pensa che praticare l’attività vitivinicola sia relegata a protocolli, modelli predefiniti da manuali di viticoltura ed enologia, ha sbagliato. Soprattutto se ci si imbatte nel complesso mondo del vino di montagna, o meglio, di quel vino strettamente legato alle specificità di territori estremi, fuori dal comune e dall’immaginario di qualsiasi tecnico o matematico del vino. Siamo dei sognatori, ma i nostri sogni nascono da certezze consolidate. Ecco un interessante articolo pubblicato da Slowfood sui vitigni d’alta quota.